Il progetto si pone come luogo di interscambio dei flussi di traffico di merci e uomini per l’area Metropolitana della città di Napoli. Un “approccio integrato” nel quale fin dall’inizio dell’esame delle peculiarità della zona e di tutte le questioni che si porranno via via che l’intervento si concretizzerà alle decisioni e alla possibilità di far collaborare istanze pubbliche e private, per far affluire capitali necessari alla realizzazione, non per la promozione immobiliare, ma soprattutto sociale, ambientale ed energetica della Città.
Il tema degli spazi sociali di interscambio, con tutte le implicazioni sociali che riveste nella città di Napoli (e in particolare nelle sue periferie), è qui declinato soprattutto dal punto di vista urbano. E posto nel quadro delle linee di intervento europee, che hanno fortemente innovato la politica della gestione del territorio.
Il principale obbiettivo è decongestionare gli ingressi alla città da parte delle auto che utilizzano combustibili fossili, la barriera è proprio l’ingresso della tangenziale di Napoli, dove come in altre città italiane ed europee si regolamenta l’accesso alla città, oppure si accede alla stessa sopportando i costi della tutela ambientale da parte del Comune della Città di Napoli.
Questo è possibile solo se viene realizzata la possibilità all’accesso alla città attraverso i mezzi pubblici, quali la stazione degli autobus, la metropolitana di interscambio, la tranvia veloce che collega i quartieri (Comuni) di Casavatore, Casoria e Afragola fino alla stazione in costruzione dell’alta Velocità delle ferrovie dello Stato e proseguendo successivamente nella stessa direzione collegando Frattamaggiore, Melito, S. Antimo, Giugliano, Qualiano, Quarto e infine collegando Pozzuoli, capolinea della linea Metropolitana.
Da più di vent’anni un tema strategico nelle politiche urbane, europee e nazionali, è quello attinente alla riqualificazione dei quartieri residenziali periferici alla città costruiti, spesso per iniziativa privata nonché pubblica, nelle espansioni urbane della città di Napoli. La situazione di molti “quartieri della periferia della città” considerando quartieri interi paesi legati indissolubilmente con la città è problematica per diversi e ben noti motivi. Tra questi l’obsolescenza edilizia, la mancanza di spazi pubblici, l’isolamento (anche psicologico) rispetto alla città, l’abbandono ed il degrado degli spazi esterni alle abitazioni, la monofunzionalità del “quartiere dormitorio”, la depressione socioeconomica, la stigmatizzazione negativa. Quali dunque le opportunità di riqualificazione della città “periferica”? Quali le problematiche da affrontare negli insediamenti residenziali, quali le strategie condivise riconosciute sinora? Gli indirizzi a livello europeo puntualizzano oggi la necessità di riqualificare ampie aree urbane degradate piuttosto che continuare a espandere la città, sottolineando temi e approcci da seguire.
Importante riferimento al riguardo è la “Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili” del 2007, dove tra le principali raccomandazioni dell’Unione europea si annoverano tematiche quali:
– Il rivolgere un’attenzione speciale ai quartieri degradati della periferia che nel nostro caso possono essere individuati nei paesi (Comuni) della città metropolitana, per aumentare la coesione sociale;
– La strutturazione degli insediamenti in modo compatto, riunendo diverse attività in un solo quartiere;
– La creazione di spazi pubblici di qualità attraenti e orientati ai fruitori; – il coinvolgimento dei cittadini nel processo di recupero;
– Il potenziamento dell’economia locale e le politiche di integrazione e sostegno sociale;
– La sostenibilità ambientale degli edifici esistenti.
Quello che appare fondamentale per il progetto Porta Nord è un approccio integrato alla riqualificazione, che consideri cioè aspetti non solo architettonici e urbanistici, ma anche sociali, economici, ambientali, culturali, paesaggistici.
I finanziamenti per la realizzazione del progetto arriveranno da risorse diversificate, dalla Comunità europea, da enti appositamente istituiti o da partnership tra diversi attori, pubblici e privati. In Europa tra i programmi nazionali di maggiore ampiezza e respiro vi è sicuramente quello portato avanti dalla Francia. Attraverso il “Programme National de Rénovation Urbaine” Pnru, dal 2003, ha attivato uno sforzo nazionale senza precedenti per trasformare e rigenerare le cosiddette Zus, le Zone Urbane Sensibili, attraverso interventi concentrati sulle abitazioni, le strutture e i servizi pubblici, gli aspetti socioeconomici locali. La sua attuazione è stata affidata a un’apposita realtà, l’Agenzia Nazionale per la Riqualificazione Urbana (Anru (3)), finanziata con fondi pubblici e privati. Il progetto potrebbe essere finanziato dalla programmazione europea 2014-2020 con il contributo dello strumento JESSICA.
La programmazione finanziaria dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020 offre nuove ed importanti opportunità per lo sviluppo urbano. Creazione di lavoro, sfruttamento sostenibile delle risorse energetiche, mobilità sostenibile e riqualificazione urbana sono solo alcuni degli obiettivi strategici identificati per il 2014-2020 per il cui adempimento sarà necessario non solo rafforzare il dialogo tra le amministrazioni pubbliche locali, ma anche e soprattutto incentivare gli investimenti. In tale prospettiva è verosimile che il ruolo degli strumenti finanziari esistenti venga, nei prossimi anni, rafforzato per attrarre nuovi investimenti.
Tra le risorse proposte per lo sviluppo urbano nel periodo 2014-2020 figurano:
Politica di coesione UE 2014-2020: la proposta della Commissione Europea è di impegnare 376 miliardi di
euro nella Politica di Coesione quale parte del Budget Europeo. In tal modo la Politica di Coesione guadagnerebbe un ruolo pilota nel raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020.
Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR): la Commissione ha proposto che almeno il 5% delle risorse FESR (circa 7-8 miliardi di euro) sia dedicato ad azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile. Questo potrebbe essere in parte delegato alle città con una gestione attraverso gli Investimenti Territoriali Integrati.
Energia: le risorse iniziali stimate per la promozione dell’efficienza energetica e delle risorse rinnovabili nelle città è di circa 20-25 miliardi di euro. Contributi in natura: contributi di terreni o immobili in relazione ad investimenti con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo urbano o la rigenerazione urbana, dove la terra o gli immobili fanno parte degli investimenti – spese ammissibili in relazione a strumenti finanziari.
Strumenti finanziari congiunti e programmi: permettono la moltiplicazione di 2-4 volte dell’investimento totale di capitale sostenuto, migliorandone l’efficienza nonché l’impatto sul bilancio.
In un tale contesto JESSICA acquista un ruolo fondamentale nella raccolta di nuovi investimenti da dedicare al tema dello sviluppo urbano. JESSICA è un’iniziativa della Commissione Europea sviluppata in collaborazione con alcune istituzioni finanziarie internazionali. Tra queste figura la Banca Europea per gli Investimenti (BEI).
L’obiettivo di JESSICA è promuovere investimenti sostenibili nelle aree urbane europee e portare crescita e occupazione, coniugando i contributi finanziari dei programmi operativi con altre forme di finanziamento pubbliche e private. JESSICA non è una fonte ulteriore di finanziamenti per gli Stati membri, ma piuttosto un nuovo strumento di utilizzo delle sovvenzioni a titolo dei Fondi strutturali vigenti, per il sostegno ai progetti di sviluppo urbano.
Lo strumento JESSICA si sviluppa su tre livelli: UE, nazionale/regionale, nazionale/locale. Di seguito una rappresentazione grafica del meccanismo.
In quanto gestore del Fondo di Partecipazione, la BEI garantisce il conseguimento della Strategia di Investimento, coordinandosi con la Autorità di Gestione (AdG) sulle scelte strategiche; svolge attività relative alla selezione dei FSU, negozia gli accordi con i FSU, monitora e controlla l’operato dei FSU; fornisce supporto all’ AdG nell’interpretazione della normativa europea applicabile agli strumenti di ingegneria finanziaria; provvede alla formazione degli intermediari e altri attori chiave per supportare l’implementazione di JESSICA e lo sviluppo dei Partenariati Pubblico-Privato (PPP) nel settore urbano.
Il Fondo di Sviluppo Urbano, di contro, identifica le tipologie di progetti da includere nel portafoglio progetti in conformità con la strategia d’investimento definita dall’Autorità di Gestione; si occupa dell’analisi e gestione degli iter procedurali e autorizzativi e interazione con soggetti pubblico privati; gestisce le aspettative di rendita dei diversi stakeholders coinvolti nel progetto; pone in essere strumenti di controllo e monitoraggio che includono verifiche della documentazione, rendicontazione, visite di controllo e rapporti di audit; investe le risorse nei Progetti Urbani che presentano le caratteristiche di ammissibilità all’Iniziativa JESSICA.
In particolare, in Italia, nel quadro dello strumento JESSICA, tre Regioni hanno stipulato accordi di finanziamento: Sicilia, Campania e Sardegna. I principali focus sono la rigenerazione urbana e l’efficienza energetica.
Numerose sono le criticità nell’attuazione di JESSICA in Italia: i tempi lunghi di attuazione dei progetti
urbani dovuti essenzialmente agli adempimenti amministrativi eccessivamente onerosi, lo scarso coinvolgimento dei privati e la normativa ancora in fase di perfezionamento impediscono un effettivo sviluppo del programma.
Il partenariato pubblico privato con la collaborazione tra tutti gli attori locali (p.a. di diverso livello, terzo settore, privati) coinvolti in un progetto di rigenerazione è motore di efficienza ed efficacia; – socialità:
L’intervento sull’insediamento e l’architettura è occasione per definire un progetto di sviluppo sociale, istruzione e servizi pubblici, sviluppo economico e dell’occupazione locale, gestione urbana.
Le periferie pubbliche divengono una sorta di laboratorio sperimentale, finalizzato a individuare quale sia l’ambiente urbano che oggi soddisfa le nuove esigenze dei diversi abitanti della città metropolitana insediati nelle fasce periferiche, attraverso progetti innovativi e “sostenibili”.
L’ambito dell’intervento ha urgenza d’intervento, vi sono aree composte da tessuti edilizi piuttosto degradati e diffusi, con ampi spazi vuoti, l’esito del progetto è l’applicazione di standard funzionali di tipo quantitativo, tipico degli insediamenti urbani di sviluppo europeo. Nell’agire su tali contesti, alcune osservazioni possono sottolineare l’attuale manifestarsi di elementi positivi.
Innanzitutto la città metropolitana è divenuta una realtà politica, intorno ai quartieri periferici delle città metropolitana, quelli che in origine erano del tutto esterni all’area urbanizzata (in quanto il costo dei terreni era meno gravoso per l’amministrazione) oggi sono semi-periferici, meno marginali, almeno dal punto di vista della localizzazione fisica, e quindi più appetibili. Nonostante la crescita della città metropolitana al di fuori della città di Napoli, dentro al tessuto della città metropolitana e tra gli insediamenti dei quartieri metropolitani e nell’intorno immediato vi sono numerose aree libere o abbandonate, modificabili e valorizzabili, utili sia a livello di rigenerazione locale che di strategia urbana più ampia della città metropolitana. Si è inoltre creato nel progetto, spontaneamente o come positiva reazione a sforzo di recuperare parte di funzioni mancanti alla città, un senso di appartenenza ai luoghi, un embrionale spirito di comunità locale e di identità.
Le odierne espressioni di disagio sociale presente in tali ambiti urbani vengono lette osservandone in particolare la condizione problematica degli spazi aperti, pubblici e privati. Il degrado e l’abbandono caratterizzanti questi spazi sono evidenti sintomi di un malessere che non si ferma solo agli elementi fisici dei comuni della fascia metropolitana, “comuni quartiere”, ma coinvolge anche quelli socioeconomici.
Fenomeni di microcriminalità, occupazione abusiva del suolo, attività illecite, insicurezza e mancanza di controllo, queste sono le prerogative dei comuni che si interfacciano con la città di Napoli.
Quali potenzialità risiedono in tali contesti?
Con il progetto Porta Nord si vuole ricreare il senso di “spazio pubblico” dove oggi ci sono solo strade, vuoti urbani, aree sottoutilizzate e degradate si vuole creare uno spazio pubblico di interfacciamento con l’arrivo alla città di Napoli, mediazione tra accesso al quartiere Napoli e ai quartieri (Comuni) della città Metropolitana di Casavatore, Casoria, Afragola e degli altri della Città Metropolitana.
Il canale di accesso alla città di Napoli nonché ai quartieri della città Metropolitana sono;
1. l’aeroporto di Napoli Capodichino;
2. la metropolitana MN;
3. la stazione dei Bus per il trasporto pubblico e privato su gomma, con collegamenti sia urbani che
interurbani;
4. i 10.000 posti auto e bus per parcheggio a raso e interrati, sia a breve che lunga sosta, di
interscambio tra aeroporto, tangenziale e autostrade, tranvia veloce e la città di Napoli;
5. la tranvia rapida che dall’area di intervento porta nei comuni di Casavatore, Casoria, Afragola e fino
alla nuova stazione dell’alta velocità di Afragola e potrà prolungarsi nella città metropolitana fino a
congiungersi con il litorale di Pozzuoli.
Gli spazi pubblici del progetto comprendono:
1. la piazza, spazio urbano emblematico della memoria che trova la sua collocazione tra mercatino
mobile dei fiori, ad accesso ai canali di collegamento con la città metropolitana tramite la fermata
della MN Cimitero, all’accesso la cimitero monumentale di Napoli;
2. edifici di supporto allo spazio pubblico, un albergo a 4 stelle da 500 posti letto, dedicato ai transiti e
all’aeroporto, spazi per ristoro, lettura e svago per le esigenze legate al turismo;
3. mercatino ambulante dei fiori;
4. alloggi per 500 posti letto per studenti fuorisede;
5. l’edificio monumentale per la cremazione della città metropolitana;
6. una stazione di rifornimento per il trasporto pubblico e privato a biometano, prodotto dalla di digestione anaerobica della FORSU;
7. lo specchio d’acqua nella cava dismessa presente nell’area, luogo di aggregazione sociale e economico.
8. il parco urbano della memoria.
Gli spazi aperti indeterminati e degradati esistenti, con un cambiamento di prospettiva possono diventare
la principale risorsa strategica per la riqualificazione dell’area.
E’ necessario trasferire i concetti di compatibilità ambientale, ormai acquisiti per le nuove edificazioni, impiego di materiali edili ecocompatibili, ricorso a fonti energetiche rinnovabili, limitazione dell’inquinamento da carburanti fossili, anche alla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente del quartiere, dagli edifici esistenti alle singole
unità immobiliari a interi edifici, ai quartieri metropolitani e perfino ai Comuni limitrofi alle città, ovvero a tutta la città Metropolitana, rivolgendo lo sguardo soprattutto alle esigenze degli abitanti, così da ottenere spazi urbani più umani, meno costosi e più vivibili.
Il progetto prevede edifici caratterizzati gli spazi cittadini, con una maggiore qualità edilizia e architettonica e da standard innovativi in campo energetico, tecnico e ambientale, oltre che collocati in ambiti dotati di standard urbani adeguati, esercizi commerciali a supporto dei viaggiatori, luoghi di aggregazione, verde e parcheggi.
È importante sottolineare infatti che, in questa parte di città, la presenza di spazi vuoti privi di qualità e di prospettive rappresenta una opportunità indispensabile per la rigenerazione locale:
La disponibilità di ampie superfici e la capacità di assorbire trasformazioni anche sostanziose è un punto di forza determinante per le aree periferiche. L’azione di recupero sugli spazi aperti pubblici, molto trascurati, può rappresentare, soprattutto per il contesto della città Metropolitana, il primo passo da una strategia integrante una rigenerazione di tipo fisico-ambientale a una socioeconomica.
Dal punto di vista urbano, il progetto, è un’opportunità, superando la “diluizione” dell’aeroporto di Capodichino, continuum spaziale in cui non vi è uno spazio pubblico, e provvedere con il progetto di PORTA NORD alla mancanza di un tessuto connettivo, di un ambiente urbano riconoscibile, ridisegno e completamento dei tessuti esistenti, realizzando un nuovo punto di riferimento territoriale, gerarchia tra spazi pubblici e privati, inserimento di nuove funzioni e residenze per utenti speciali e temporanei (studenti e hotel), valorizzazione delle qualità ambientali e culturali, rafforzamento delle identità locali.
I temi progettuali specifici sviluppati riguardano in particolare tre focus tematici interrelati tra loro: – la riconfigurazione e la valorizzazione degli spazi aperti pubblici/privati; – la densificazione e la diversificazione (densità di volumi, cose, persone e usi; mix funzionali, sociali, tipologici); – la sostenibilità sociale e ambientale, con un’ attenzione particolare al verde e ai sistemi di trasporto pubblici non impattanti con l’utilizzo come carburante del biometano.
In riferimento agli spazi pubblici, il progetto ha analizzato le tematiche del progetto urbano pubblico nonché del paesaggio e della sostenibilità, approfondendo questioni come: qualità morfologiche e funzionali dello spazio aperto e rapporto pieni/vuoti; densità e intensità d’uso appropriate; diversificazione funzionale e sociale, articolazione tipologica; sicurezza, sistemi di controllo e accessibilità; uso delle aree residuali, gestione; reti ecologiche e sistemi di aree verdi; aspetti microclimatici e di benessere psicofisico.
Con operazione di ricucitura dei tessuti urbani, innesti e completamenti, l’ipotesi è stata di “densificazione orizzontale”, riempie gli spazi vuoti inutilizzati in una zona poco urbanizzata, rivitalizza spazi aperti troppo ampi e indifferenziati con opportune costruzioni e conformando lo spazio pubblico, consente l’uso di spazi interstiziali e di piani pilotis, offrendo luoghi per la collettività, servizi, o nuove zone pubbliche di aggregazione.
Questo rappresenta al momento un’opportunità per la città metropolitana e per la città di Napoli per rendere più vitali gli ambienti urbani esistenti con opportuni e modesti inserti edilizi (con “iniezioni” di alloggi solo per studenti e hotel), per diversificare l’ambiente urbano e offrire nuove spazi aggregativi dignitosi e servizi necessari, per convogliare interessi economici. Il fattore “densità” è infatti una variabile in grado di definire la forma e la qualità della città, divenendone strumento di misurazione e di progetto, in un’ipotesi di rinnovamento anche morfologico e favorendo la qualità dello spazio pubblico e la socialità.
Il progetto di recupero sul quartiere di San Pietro a Patierno, introducendovi servizi e diverse tipologie di servizi, e strutturando percorsi pedonali. L’intera operazione accompagna il ridisegno e la riqualificazione degli spazi comuni aperti e non, nonché il miglioramento della viabilità del quartiere.
L’argomento della riqualificazione dei quartieri periferici riveste dunque molta importanza nel panorama attuale. Quello di cui si ha bisogno, oltre a identificare i giusti temi per il progetto di rinnovo (i suddetti: densità, spazio pubblico, paesaggio, ad esempio), sono delle modalità di valutazione e controllo dei miglioramenti effettivamente
prodotti o producibili tramite gli interventi effettuati o proposti.
Un obiettivo del progetto è la qualità architettonica, per l’attrattività del contesto; qualità dello spazio pubblico, per favorire l’aggregazione, la sicurezza nella comunità; qualità sociale, per la vivibilità e i servizi alla persona; qualità economica, per lo sviluppo locale e interessi economici; qualità ambientale, per la sostenibilità e il contenimento dell’espansione urbana; qualità energetica, per il risparmio energetico e la salubrità; qualità culturale, per sviluppare il senso di appartenenza a un luogo e identità; qualità paesaggistica, per la percezione e la valorizzazione dei segni identificativi del paesaggio urbano.
I principi contenuti nel progetto Porta Nord potrebbero servire come base intorno a cui elaborare, in partnership pubblico-privato, obiettivi, programmi e procedure condivise per la rigenerazione urbana dell’accesso alla città Metropolitana di Napoli. I focus del progetto e le relative argomentazioni possono essere approfondite sperimentate attraverso la convenzione in corso tra UrBe-i e il CittAM del dipartimento dell’Università degli Studi Di Napoli “Federico II”, studio applicato per un’indagine sull’impatto ambientale delle energie rinnovabili nelle città metropolitane europee.
Problematiche comuni, in moltissime delle periferie italiane e europee, la presenza di spazi aperti vuoti, incompleti, abbandonati, utilizzati in modi inappropriati; – un insediamento con edifici diffusi e spazio fluido indistinto, con scarso senso di complessità urbana; – la prevalenza di abbandono, la mancanza di servizi, la necessità di nuove funzioni; – una potenziale o reale qualità ambientale delle aree naturali nell’intorno (eventualmente archeologico storiche); – un sistema infrastrutturale locale ridondante e non efficace, modificabile; – soggetti pubblici e collettivi attivi (o attivabili), possibilità di avviare percorsi partecipativi con il coinvolgimento degli abitanti e dei vari stakeholders.